Come Scrivere Un’Autocertificazione Del Titolo Di Studio

Aggioranto il 6 Maggio 2025 da Marcello Massa

In questa pagina spieghiamo come scrivere un’autocertificazione titolo di studio.

Come scrivere un contratto di cessione d’azienda

Scrivere un’autocertificazione del proprio titolo di studio è un’operazione che unisce la precisione tecnica richiesta da un atto avente valore legale alla chiarezza di esposizione necessaria perché l’amministrazione ne possa fare uso senza incertezze. La ragione per cui l’ordinamento italiano consente al cittadino di sostituire il tradizionale certificato rilasciato dall’istituto scolastico con una dichiarazione sostitutiva risiede nel principio di semplificazione amministrativa sancito dal decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445. Questo testo normativo attribuisce alla dichiarazione, firmata dall’interessato e accompagnata dalla copia di un documento di identità valido, lo stesso valore probatorio di un certificato in originale, almeno nei rapporti con la pubblica amministrazione e con i gestori di pubblici servizi. È perciò essenziale comprendere le regole di redazione, i limiti di utilizzo e le responsabilità che discendono da un’eventuale falsa attestazione.

Il primo elemento da affrontare è la struttura stessa dell’autocertificazione del titolo di studio, che, come spiegato sul sito Autocertificazioni.net, non si discosta da quella di qualsiasi dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà: deve essere redatta in forma scritta, riportare in apertura la formula di legge con cui si richiama il DPR 445/2000, recare le generalità complete di chi la sottoscrive e descrivere in modo puntuale il titolo di studio posseduto. Molti modelli precompilati offerti dalle amministrazioni contengono già spazi dedicati all’indicazione del nome, della data e del luogo di nascita, della residenza, ma anche del codice fiscale. Inserire correttamente questi dati consente all’ufficio destinatario di incrociare con immediatezza le informazioni e di comprendere se l’autocertificazione si riferisca effettivamente alla persona che firma. In assenza di un modulo ufficiale, è consigliabile collocare i dati anagrafici nella parte iniziale del foglio, subito dopo la menzione della norma, così da non lasciare dubbi sull’identità del dichiarante.

La descrizione del titolo di studio deve contenere l’esatta denominazione del diploma o della laurea, l’istituto o l’università che lo ha rilasciato, la sede in cui si trova l’ente, la data di conseguimento e, quando previsto, il voto finale o la classificazione. Per un diploma di scuola secondaria superiore sarà sufficiente, per esempio, specificare che si tratta di un “diploma di maturità scientifica conseguito presso il Liceo scientifico statale ‘Galileo Galilei’ di Roma in data 11 luglio 2018 con votazione 100/100”. Per una laurea triennale si scriverà: “laurea di primo livello in Ingegneria Informatica conseguita presso l’Università degli Studi di Bologna, sede di Bologna, in data 17 marzo 2023 con punteggio 110/110 e lode”. Lo stesso vale per titoli post lauream, master universitari o dottorati di ricerca. Se la laurea è stata conseguita all’estero, va riportata la denominazione originale del grado accademico e l’indicazione dell’equipollenza o del riconoscimento, se già intervenuti, oppure la dicitura che l’attestato è in corso di riconoscimento ai sensi della normativa vigente. Menzione imprescindibile è quella del regime di validità temporale: i certificati rilasciati dalle università spesso riportano la dicitura “il presente certificato è valido ai soli fini privati, poiché sottoscritto digitalmente”, mentre l’autocertificazione non ha scadenza intrinseca, ma la veridicità delle notizie deve riflettere la situazione attuale; pertanto, se il titolo dovesse in seguito essere revocato o dichiarato nullo, la dichiarazione diverrebbe automaticamente falsa.

Quanto alla formula di chiusura, conviene inserire la dichiarazione di consapevolezza delle sanzioni penali previste dall’articolo 76 del DPR 445/2000 in caso di dichiarazioni mendaci. È prassi aggiungere questa espressione: “Il sottoscritto è consapevole che, in caso di dichiarazioni false, formazione o uso di atti falsi, nonché in caso di esibizione di dati non rispondenti a verità, incorre nelle sanzioni penali previste dall’articolo 76 del DPR 445/2000, nonché nella decadenza dei benefici eventualmente conseguiti”. Nel medesimo paragrafo si può includere la formula con cui ci si assume la piena responsabilità di quanto dichiarato e si autorizza l’amministrazione al trattamento dei dati personali ai sensi del regolamento europeo 679/2016. La sottoscrizione deve essere apposta in forma autografa se il documento viene consegnato in originale o trasmesso per posta; se inviato via PEC può essere sostituita dalla firma digitale o dalla firma elettronica qualificata, oppure accompagnata dalla scansione di un documento di riconoscimento valido. Alcuni uffici accettano la dichiarazione priva di firma autografa purché inviata da casella PEC intestata al dichiarante e corredata di documento, ma la prassi non è uniforme e conviene verificare il regolamento interno.

La seconda parte dell’operazione riguarda i destinatari. L’autocertificazione titolo di studio è pienamente valida di fronte alle pubbliche amministrazioni, comprese scuole, università, comuni, regioni, ministeri, enti previdenziali, e nei confronti dei gestori di pubblici servizi come società a capitale pubblico che erogano luce, gas, acqua o trasporto locale. Il settore privato, invece, non è necessariamente tenuto ad accettarla: un’azienda privata può scegliere se ammettere la dichiarazione sostitutiva o pretendere il certificato originale. Ciò non significa che rifiuterà in ogni caso l’autocertificazione; basterà una preventiva intesa o il riferimento a procedure interne che ne prevedano la ricezione e i controlli a campione. Per i concorsi pubblici, la normativa impone in modo esplicito l’utilizzo delle autocertificazioni: richiedere il certificato sarebbe illecito e soggetto a sanzioni disciplinari per il dipendente che dovesse farlo. In ambito privato, per esempio nelle selezioni di personale, la prassi è più flessibile: spesso viene richiesto il diploma o la laurea in originale solo all’atto dell’assunzione definitiva, mentre per la fase preliminare è sufficiente l’autocertificazione.

Sotto il profilo dei controlli l’amministrazione è tenuta a verificare la veridicità delle dichiarazioni. Il DPR 445/2000 stabilisce che i controlli debbano essere svolti a campione, con criteri che le stesse amministrazioni fissano nei propri regolamenti, oppure in tutti i casi in cui sorgano dubbi sulla correttezza dei dati. Se emerge la falsità, il dichiarante incorrerà non solo nelle sanzioni penali, ma anche nella decadenza dai benefici: per un concorso significa l’esclusione, per un’assunzione pubblica la risoluzione del rapporto di lavoro. Proprio il peso di tali conseguenze spinge a essere scrupolosi. Un errore materiale nella data o nell’indirizzo dell’istituto si può sempre correggere depositando una nuova autodichiarazione, ma l’omissione dolosa di un voto o la millantata iscrizione a un corso mai frequentato costituiscono veri e propri reati.

Nella redazione concreta è opportuno impiegare un linguaggio sobrio, privo di tecnicismi inutili, e una formattazione essenziale: margini regolari, testo allineato a sinistra, interlinea singola o al massimo 1,15. Titolo in grassetto al centro – “Dichiarazione sostitutiva di certificazione” – seguito dalla citazione tra parentesi: “(artt. 46 e 47 DPR 445/2000)”. Subito dopo si inserisce “Il/la sottoscritto/a” con le generalità, quindi la formula “dichiara sotto la propria responsabilità quanto segue” e la descrizione del titolo. Al termine la frase relativa alle sanzioni penali e ai dati personali, la data e la firma.

Va ricordato che la firma va apposta davanti al funzionario ricevente se la dichiarazione è presentata di persona, oppure va allegata la copia del documento di identità se la consegna avviene per posta, per email o per PEC. La validità dell’autocertificazione non è condizionata a un timbro di protocollo per avere effetti: il semplice deposito presso l’amministrazione produce l’efficacia sostitutiva; tuttavia ottenere il protocollo garantisce il tracciamento e la certezza della data di ricezione.

Far uso di autocertificazione nei rapporti con l’estero richiede una precisazione. Gli enti stranieri, salvo accordi specifici, non sono tenuti ad accettare la dichiarazione sostitutiva italiana. Qualora il documento serva in uno Stato membro dell’Unione Europea l’amministrazione estera può accedere a banche dati nazionali o richiedere la traduzione giurata del certificato originale. È quindi buona norma informarsi presso l’ente destinatario sulla forma preferita. In mancanza, si può presentare l’autocertificazione accompagnata da una traduzione in lingua straniera e da un esplicito riferimento alla normativa italiana che ne attribuisce valore, lasciando alla controparte la scelta se accettarla.

Un aspetto spesso sottovalutato riguarda l’utilizzo dell’autocertificazione nei rapporti con le banche. Sebbene il quadro normativo non imponga alle banche l’obbligo di accettarla, molte hanno introdotto procedure che la consentono, in particolare per la valutazione del merito creditizio di studenti o giovani lavoratori autonomi. In questi casi è opportuno verificare la modulistica interna e allegare sempre l’autocertificazione in originale firmata. Se la banca richiede comunque il certificato, il cittadino può far notare che il DPR 445/2000 mira a semplificare, ma non può costringere la banca ad accettare documenti diversi da quelli previsti dai suoi regolamenti.

Infine, un cenno alle copie conformi. Nel caso in cui un ente richieda la copia del diploma o della pergamena di laurea, l’interessato può allegare all’autocertificazione la fotocopia semplice del titolo, corredandola di dichiarazione di conformità all’originale ai sensi dell’articolo 19 del DPR 445/2000. Anche in questo caso basterà aggiungere la formula “dichiara che la presente copia è conforme all’originale in suo possesso” e firmare. L’amministrazione potrà acquisire la copia senza ulteriori autentiche.

Modello contratto di cessione d’azienda

DICHIARAZIONE SOSTITUTIVA DI CERTIFICAZIONE
(artt. 46 e 47 D.P.R. 28 dicembre 2000, n. 445)

Il/La sottoscritto/a ______________________________________________________
nato/a a _______________________________ (____) il ____ / ____ / _________
residente in ______________________________________ n. _____ CAP ________
Codice Fiscale ______________________________ Tel./e-mail ________________

consapevole delle responsabilità penali previste dall’art. 76 del D.P.R. 445/2000
in caso di dichiarazioni mendaci, sotto la propria responsabilità

DICHIARA

di essere in possesso del seguente titolo di studio:

▪ Denominazione del titolo : _____________________________________________
(es. Diploma di maturità scientifica / Laurea magistrale in … / Master di I livello …)

▪ Ente rilasciante : _____________________________________________
(es. Liceo Scientifico Statale “_____” / Università degli Studi di _____)

▪ Sede dell’ente : _____________________________________________
(Comune e Provincia)

▪ Data di conseguimento : ____ / ____ / __________

▪ Votazione finale : _____________________________________________
(indicare “__/100”, “__/110 e lode”, ecc. — scrivere “non prevista” se assente)

▪ Eventuale equipollenza : _____________________________________________
(compilare solo se titolo conseguito all’estero ed equiparato in Italia)

Il/La dichiarante dichiara altresì che quanto sopra corrisponde a verità.

______________________, lì ____ / ____ / __________

(luogo) (data)

_______________________________
Firma autografa del dichiarante
(allegare copia di un documento
d’identità valido se la presente
non è sottoscritta in presenza
del funzionario ricevente)

Marcello Massa

Marcello Massa, un nome ormai sinonimo di eccellenza nel campo della comunicazione scritta, è un autore e consulente esperto riconosciuto per le sue guide innovative su come scrivere lettere e mail efficaci.